lunedì 15 agosto 2016

Pirro Re d'Epiro nell'antichità classica: la spedizione di Sicilia del 278 a.C.




 Pirro Re d'Epiro nell'antichità classica: la spedizione di Sicilia del 278 a.C.

Per quanto riguarda il Regno d'Epiro, oggetto come il Regno d'Italia della nostra conferenza, sulle scaturigini di esso nel XX secolo vi narrerà la relazione fra breve letta; vorrei solo fare cenno al fatto che le relazioni dell'Epiro con la Sicilia, e segnatamente con la città di Catania, sono di antichissima data, precisamente risalgono allo sbarco del famoso Re Pirro, sovrano dei Molossi ed Epirota, in Italia nel 280 a.C. per bramosìa di potere venuto al fianco di Taranto e pugnando contro l'esercito di Roma, che sconfiggeva per la prima volta mercè gli sconosciuti elefanti ma al prezzo di sanguinosissime perdite dei migliori suoi uomini (dònde il detto vittoria di Pirro, per vittoria inutile e dispendiosa); in seguito alle guerre pirriche contro Roma, egli venne chiamato in Sicilia perchè Siracusa, dopo la caduta del Re Agatocle (la cui figlia Lanassa era stata moglie di Pirro, egli quindi consideravasi l'erede al trono siceliota), era assediata per l'ennesima volta dalla flotta cartaginese.
Sconfiggere i Punici in Sicilia e creare un impero occidentale come Alessandro il grande fece in Oriente, fu l'effimero sogno di questo condottiero di razza stravagante (Plutarco ci dice che sulla mascella superiore aveva non denti ma segni duri sull'osso, e con l'alluce del piede destro riusciva, solo toccandoli, a guarire i malati di milza). Per cui nel 278 a.C.. egli sbarca nell'isola da Taranto e Locri non attraverso lo stretto, tenuto dai nemici Mamertini e dalla guarnigione campana ribellatasi a Reggio, ma direttamente a Naxos porto di Tauromenio, perchè come Timoleonte corinzio prima di lui, ebbe amico il tiranno taorminese. Da Naxos per mare giungeva a Catania, tra le scogliere dell'Armisi e nel teatro greco, oggi su via Vittorio Emanuele, l'assemblea civica radunata decideva di proclamarlo "basileus", ovvero re, di Sicilia, e di offrirgli delle corone d'oro per simboleggiare l'evento. Ciò è quanto ci dice Diodoro Siculo nel XXII dei suoi libri (di cui purtroppo per quella parte abbiamo solo sunti). Da qui ingenera la presenza nella città etnea dell'elefante, poi divenuto con Federico III Re di Sicilia, nel XIV secolo, simbolo effettivo sino ad oggi della comunità catinense; perchè sempre Pirro portava con se gli elefanti come macchine da guerra, come dopo pochi anni farà Annibale, addirittura valicando le Alpi nell'epico scontro con Roma.
Pirro libera Siracusa, conquista Akragas, Panormo e Segesta, assedia e conquista scalandole personalmente e dando prova del suo valore indomabile, le mura di Erice, ma dopo due mesi non riesce a spezzare l'assedio di Lilibeo, che saldamente si mantiene in mano cartaginese. Vuole conquistare come Agatocle l'Affrica poiché mancangli le truppe dissanguate in molti scontri; ma qui diviene inviso ai Sicelioti perchè arruola di forza soldati, e persino i due tiranni di Siracusa che lo chiamarono divengono suoi nemici. La meteora Pirro, che aveva fatto in due anni, dal 278 al 276, coniare monete con la scritta "Basileus Pyrros" e la Dea Core, finisce rapidamente poiché egli torna a Taranto e poi in Epiro, nel mentre lasciando l'isola nostra, esclama che vede un bel campo di battaglia tra Cartaginesi e Romani, come del resto avverrà di li a breve con la prima guerra punica.
Condottiero valoroso ma di bramosìa insaziabile, Pirro in Epiro tuttavia aveva in uso -ci dice Plutarco- di appellare il popolo in assemblea e farsi approvare come Re, così il popolo sceglieva di conservare la monarchia. Primo e forse raro esempio di democrazia popolare monarchica nell'antichità! Ciò dimostra che ieri come oggi, la democrazia si conserva in maggior simbiosi col popolo, molto meglio che nelle repubbliche, nelle monarchie.

                                                                                   Francesco Giordano

(dalla conferenza "Regno d'Italia e Regno d'Epiro nell'Europa di ieri e di oggi", Catania 23 aprile 2016; testo pubblicato in fascicolo negli atti, a Cura della Segreteria del Circolo dell'Informazione di Catania, primavera 2016).

*** Nelle immagini, un celebre busto di Pirro, una moneta in argento col ritratto del Re epirota, la copertina del fascicolo degli Atti


martedì 9 agosto 2016

Cultura in estate con l'Accademia di Arte Etrusca, a Motta S.Anastasia (Ct)




            Cultura in estate con l'Accademia di Arte Etrusca, a Motta S.Anastasia (Ct)

Una simpatica iniziativa, semplice ed elegante, quella svolta dall'Accademia di Arte Etrusca guidata con mano esperta e sapiente da Carmen Arena, in collaborazione con la locale Pro Loco, si è svolta nei giorni 6-8 agosto u.s., nello spazio aperto dell'albergo "Valle degli ulivi" in quel del paese normanno di Motta S.Anastasia, nella provincia di Catania; i proprietari della struttura, fratelli Di Dio, hanno messo a disposizione in linea con la visione del mecenatismo, il luogo con grande disponibilità.
L'esposizione di quadri di Arte contemporanea, fra nature morte paesaggi e ritratti, di diversi artisti (tra cui ricordiamo il dott.Luciano Costanzo) che per diletto o professione si peritano di esporre le loro tele, ha contornato l'evento con letture di poesie, interventi specifici del settore (come quello dell'esperto d'arte e di attività culturali Salvo Luzzio), la attenta presentazione della dott.ssa Anastasia Distefano già assessore alla cultura del comune mottese, e la relazione del dott.Francesco Giordano, scrittore e saggista, che ha intrattenuto l'uditorio sulle Arti a Catania dal XVIII secolo, epoca della ricostruzione post terremoto del 1693, agli inizi del secolo ventesimo: un viaggio veloce e intenso, tra le parole di Empedocle e quelle di Pound, nella architettura barocca della città etnea fra i suoi più valenti pittori del XIX secolo, da Antonino Gandolfo a Michele Rapisardi, da Calcedonio Reina a Michele Attanasio all'incisore Di Bartolo all'arte ritrattistica e dell'affresco di Alessandro Abate, che chiudeva con la metà del '900 un'epoca irripetibile. Egli ha pure auspicato che Carmen Arena, la quale ha restaurato anni fa in misura esatta con i colori originari, la chiesa dei Minoritelli di Catania e recentemente l'altare maggiore del tempio di S.Nicola l'Arena, possa occuparsi del ciclo di affreschi del sacrario dei Caduti sito nel complesso monumentale del detto ex monastero benedettino, opera dell'Abate e che da diversi anni, in preda ad infiltrazioni acquee, necessita di un restauro conservativo che ne ripristini la prisca bellezza.
Le conclusioni delle serate, con la presentazione di un libro e varii interventi artistici, sono state curate dall'artista Carmen Arena in modo attento ed elegante, come è nel suo stile da esperta organizzatrice di eventi, la Chimera d'argento il più noto.
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