lunedì 24 marzo 2014

Sul Liotru, una mostra all'Art Gallery di Catania e il quadro di Maria Tripoli






Sul Liotru, una mostra all'Art Gallery di Catania e il quadro di Maria Tripoli

Siamo stati alla mostra tematica "U Liotru, la leggenda di Eliodoro", inaugurata all'Art Gallery di Catania (via Galatioto 21) il 22 marzo, la quale ha seguito il filo tutto catinense, della storia del simbolo civico a cui -per chi conosce la narrativa patria- è indissolubilmente legata la figura del maguseo ario Eliodoro, che si tramanda facea sortilegi con l'elefante lavico ubicato da millenni in piazza del Duomo, e poi martirizzato nel 778 con trionfo del Cattolicismo più esasperato, ad opera del Vescovo etneo Leone detto "il taumaturgo". L'Illuminismo del secolo XVIII per opera di un geniale ingegno, il quale forse per compensare la crudeltà del predecessore in senso catartico, fu pure sacerdote, ovvero Giovanbattista Vaccarini, creò ispirandosi alla Minerva romana, l'artistica fontana che dal 1736 ingloba il vetustissimo monumento nella cruciale platea magna, ove ad Oriente -e ad Oriente guarda l'elefante catanese con la proboscide eretta e gli occhi di un marmo agghiacciante- è il tempio sacrato di Agata, la tutta pura e protomartire.

Ci occupammo diverse volte in illo tempore (ultima su Lo Spettatore, giugno 2005 in un breve saggio), della figura di Eliodoro e dell'elefante: l'idea originale (il gallerista messinese Luigi Sciacca l'ha propugnata, Ninni Fodale sapientemente coordinò la serata), l'ambiente elegante e gli incontri inevitabili fra coloro che manucano il medesimo pan del sapere... non potevamo mancare alla esposizione degli oltre 50 artisti, tutti più o meno noti alla memoria di chi vagola nel mondo dell'Arte. Soprattutto per l'invito di una di essi, per noi assai rappresentativa, ovvero Maria Tripoli. Qui solo poche notarelle sul suo quadro.

Il quale ci fece venire in mente da subito Bachofen, che nel suo libro "Storia del matriarcato" così afferma: "Dove la religione si trae da una contemplazione della Natura, essa è necessariamente anche una verità della vita e il suo contenuto è in pari tempo storia del genere umano". Osservando i due elefanti, il femminile che delicatamente appoggia la zampa sul capo del maschile, nonchè la sirena che crea dal rosso della lava-sangue il bianco latte della neve eterna, non abbiamo poturto prescindere, nella lettura del quadro dell'artista in questione, dalla assolutizzazione di un tema di per sè locale. E' proprio l'abilità inconscia del vettore, o della medium in codesto caso, che ne fa un poliforme anelito delle essenze ancestrali che in ognuno di noi vagolano. Il Liotru, correzione in lingua siciliana del nome di Eliodoro (come l'elefante lavico, di fattura più che bimillenaria, è appellato dal popolo catanese) assurge non solo a valore talismanico universale, ma quasi si defila, per rappresentare quella femminilità inscindibile dal carattere civico, che è stata senza dubbio veruno la forza della comunità catanese e la sua grandezza nei momenti peggiori, in particolare dopo il funestissimo tremuoto del 1693. E ancor oggi solo il pennello di una donna di rarissima finezza d'animo, nata appié del vulcano, poteva coglierne le impalpabili sfumature. Che miscelano la nostra tradizione con il Ganesha dell'India, la saggezza del naturistico e pacifico animale con la Balad el fil de' mussulmani di Sicilia del X secolo (così Edrisi appella Catania nel suo Kitàb dedicato al gran Ruggero); Eliodoro il saggio, nel cui sangue ebraico fu la scintilla della bellerofontea femminilità, rivive e risorge nell'aspetto androgìneo che gli diede la tela di Maria Tripoli, onde -con gli altri quadri che formano un prisma assolutamente accattivante nella mostra di Art Gallery- non già celebrare, ma compiacersi dell'essenza, più che del contenuto, vanìto e malfermo ultimamente e però non silente. Laddove l'athanòr, come in tal contesto, riprende il volto della Natura, nel fuoco dell'eternità.

                                                                                                             F.Gio

Nota: negli scatti, nostri, Maria Tripoli e il suo quadro